Incontro tra gli scheletri e i cavalieri. Iconografia ed immaginario
di Alessio Tanfoglio
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Informazioni editoriali
Nella prima metà del XIV secolo, le riflessioni sulla caducità della vita si sganciarono dalle catene della religione e gli artisti proposero immagini (soprattutto miniature) che suggerivano riflessioni sulla tragedia della morte; queste raffigurazioni evidenziavano cadaveri sempre più scheletriti, inizialmente armati ed incolleriti, ancora immersi nei terrori apocalittici che la peste aveva sollecitato. In pochi decenni il tema denominato: Incontro tra gli scheletri e i tre cavalieri, narrazione con sfondo allegorico e moraleggiante, evidenziò particolarità significative e tipologie originali. Sono gli scheletri i primi a proporsi nel dialogo, stringato e crudo, e a turno rivolgendosi ai cavalieri ognuno si presenta: "Io fui Papa", "Io ero Cardinale", "Io fui notaio apostolico", e poi insieme: "Voi sarete come noi siamo: potere, onore e ricchezza sono vani". I cavalieri, storditi dall'inaspettata visione, non hanno lo spirito per continuare il colloquio, che infatti si interrompe subitamente perché i tre scappano terrorizzati. Il ciclo di affreschi del Camposanto di Pisa, 1340-1343 circa, offre una prima valida testimonianza, di questo come di altri temi riguardanti la morte, suggerendo riflessioni che contribuiranno all’evoluzione dei testi e delle immagini legate al tema macabro.
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