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Se questa è una scuola

Se questa è una scuola

di Gianni Sorrentino (Autore)

Questo romanzo rappresenta uno spaccato della scuola italiana con tutte le sue clamorose contraddizioni, la sua ipocrisia, i suoi personaggi non raramente inadeguati (talvolta indecorosi); una scuola che spesso si limita a 'parcheggiare' i giovani senza offrire loro una formazione culturale e civile. Non mancano descrizioni di fatti e episodi assolutamente incredibili, tali da provocare tanta ilarità ma, al tempo stesso, sensazioni sgradevoli per una scuola priva di progettualità e sprovvista di obiettivi

Informazioni editoriali

Data di uscita
2014
Editore
Youcanprint
ISBN
ISBN
9788891164063

Recensioni clienti

5 su 5 stelle sulla base di 2 Recensioni
Da giovanni battista sorrentino il 22 mar 2021
Ebook

La lettura di "Se questa è una scuola" si è rivelata un’esperienza piacevole e stimolante, con anche, lo confesso, momenti di intensa commozione per un lettore che abbia ha vissuto a lungo nella scuola. E’ ben vero che le “gocce di miele” che compongono il testo possono essere lette singolarmente, e nell’ordine preferito; ma lo è altrettanto che una lettura sequenziale consente di cogliere i tratti di un percorso umano ed esistenziale ricco di eventi, riflessioni, sentimenti, e dalle molte sfaccettature. Con un contesto, unitario: la scuola. Che nella sua opera appare fonte di sentimenti contrastanti, con momenti di scoramento e anche di indignazione, ma tutti accomunati da un legame profondo ed empatico. Non mi ha sorpreso di ritrovare lungo queste pagine il segno costante dell’afflato civile: un vero e proprio “filo rosso” che lega l’insieme, una prospettiva forte da cui leggere fatti e persone; quello che non sapevo che avrei trovato è la capacità di ritrarre in pochi tratti, quasi dei bozzetti, fatti, sentimenti, persone. Soprattutto persone: perché il suo libro, mi pare, è fedelissimo al suo oggetto, la scuola, proprio perché l’intende come un mondo, un microcosmo, fatto essenzialmente di persone, con le loro virtù, i loro vizi, o la loro assoluta “normalità”. In quella miscela di idiosincrasie, abnegazioni, a volte piccinerie, in quella sequenza di emozioni degli arrivi e commozioni dei congedi che fanno il mondo della scuola. Un mondo ritmato dai suoi riti, più o meno autentici e condivisi, eppure ogni giorno e ogni volta diverso proprio in ragione della sua profonda umanità. Non è difficile scorgere, dietro l’amaro pessimismo di tante pagine, il timbro di un affetto profondo. E’ questo che mi induce a interpretare il passo di Kierkegaard che chiude l’opera più come un invito a praticare un disincantato “ottimismo della volontà” che come rassegnata accettazione di una realtà esistenziale che pure sembra ineluttabilmente caratterizzarci . Emilio Zanette, direttore editoriale della Pearson Italia, Milano.

Da Mario.filosofo il 22 mar 2021
Ebook

Caro Gianni quando ho ricevuto il tuo ponderoso volume ho immediatamente pensato che doveva trattarsi della ennesima critica alla scuola fatta da insegnanti “umiliati e offesi”. Negli anni ’60 la scuola e gli insegnanti hanno vissuto un momento eroico: la Scuola di Barbiana innanzitutto e poi il Movimento di Cooperazione Educativa, e Un anno a Pietralata, e il “lavoro di gruppo”, e le “controscuole”… ce n’era di che far proclamare l’orgoglio del ruolo insegnante: la scuola e chi in essa lavorava erano il punto di forza di una trasformazione sociale che non è mai arrivata. Arrivarono invece le riforme e i “decreti delegati”, gli “organi collegiali”, la “riforma Berlinguer” e poi, giù giù, la Moratti e la Gelmini… E gli insegnanti? essi dovevano soltanto rassegnarsi alla perdita delle loro funzioni più proprie, quella educativa e quella di sollecitare la conoscenza, e affogare nella palude della burocratizzazione. E la frustrazione non tardò a prendere voce: alla fine degli anni ’90 Di scuola si muore di Giovanni Pacchiano, e poi Perché non sarò mai un insegnante di Gianfranco Giovannone, La scuola raccontata al mio cane di Paola Mastrocola, la Lectio brevis di Giuseppe Campagnoli, e così via. Credevo così di dover leggere un altro libro sulle mortificazioni inflitte alla scuola e a chi di essa viveva. Certo, il tuo libro è tutto questo ma è soprattutto un’altra cosa: la scuola che volevi raccontare era soltanto un inconsapevole pretesto per ripercorrere e illustrare tutta la tua vita e la tua esperienza degli uomini e delle cose. Quella di cui parli non è la scuola ma l'umanità di sempre, con le sue miserie e le sue meschinità che tu ben cogli e vivi con un sentire (rabbia, indignazione, rassegnazione, amarezza, partecipazione, disillusione...) che si avverte sensibilmente nel testo. Ed hai un talento innato nel far saltar fuori immagini vive e indimenticabili di personaggi e di fatti che tu hai vissuto ma che diventano immediatamente nostri e si depositano anche nella nostra memoria. Non hai avuto bisogno, come Balzac o Flaubert, di scrivere capitoli interi per metterci di fronte ad un carattere o ad una storia, ma ti sono bastati a volte pochi righi o una mezza pagina. Il tuo non è, insomma, un libro sulla scuola ma un repertorio delle passioni dell’uomo, una sorta di bestiario psicologico dell’umano, o almeno è così che io lo leggo e, da questo punto di vista, mi sembra un capolavoro, il resto non mi interessa. Ciao Mario Mario Costa è un filosofo italiano. E' conosciuto, in particolare, per aver studiato le conseguenze, nell'arte e nell'estetica, delle nuove tecnologie, introducendo nel dibattito internazionale una nuova prospettiva teorica, attraverso concetti come "estetica della comunicazione", "sublime tecnologico", "blocco comunicante", "estetica del flusso". E' stato professore ordinario di Estetica presso l'Università di Salerno e di Metodologia e storia della critica letteraria presso le Università di Napoli e di Nizza.

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