Sala, Napoli, Berlino

Caro Giulio, ho apprezzato molto il tuo racconto , che intreccia con sapienza ed equilibrio le esperienze personali ed i fatti storici nazionali ed internazionali , per cui la vita privata di un giovane nato in periferia fa da specchio e da sintesi personale, autenticamente vissuta, dei fenomeni sociali e culturali dagli anni Settanta in avanti. Il risultato è gradevolissimo, scorrevole:rivivono con nettezza, onestà, freschezza strade, personaggi di paesi e città, volti di amici e familiari, di giovani studenti, di passanti che raccontano la "grande" storia dal basso, nelle loro dimensioni di vita privata condizionata, ma anche avvalorata dalla dimensione pubblica.Fallo leggere a tanti amici, parenti, protagonisti delle pagine del tuo libro. Il tuo racconto appartiene anche a noi, a Sala, a Napoli, a Berlino. Mariella

Come cominciare un dolce e finirlo, così è stata la lettura di "sala, Napoli, Berlino" dell'amico Giulio Pica. Un percorso non soltanto tra i momenti di vita personali e le vie delle città citate. Soprattutto, a mio parere, è un itinerario dei suoi stati d'animo, tra i cambiamenti effettivi degli stati di coscienza. Dall'incanto al disincanto, alla rassegnazione, a una flebile volontà dell'ottimismo. Cito solo 2 espressioni : " Da tanti anni ormai non assaggio più tagliolini, latte e cannella..". Questa riflessione è molto alla Proust, la frase non indica solo un piatto non più consumato ma vuole indicare ben altro, non so se volontariamente o no, ma comunque è una bella figura letteraria. Inoltre: " .. al centro di un grande parco dei divertimenti, un luogo in cui tanti bambini vedono realizzare i propri sogni". Collego l'innocua frase, riferita a Stoccolma ( si, una città aggiunta) a tutta la narrazione, simbolo delle aspirazioni castrate dell'autore e di una generazione, alla speranza sfiorita di una militanza intesa come possibilità di cambiamento. I sogni esauditi sono racchiusi evidentemente solo in un parco giochi. Giancarlo