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Odore di camino spento

Odore di camino spento

di Vincenzo Pagano (Autore)

In un caldissimo pomeriggio di giugno, un anziano dirigente d’azienda è adescato alla fermata del bus da una giovane tossicomane. I due vanno al mare e poi a casa dell’anziano che vive solo, abbandonato dalla moglie. Non hanno nessun rapporto sessuale, restano a bere un pregiato whisky dell’Islay: il Laphroaig, un distillato torbato dagli impareggiabili odori. Al risveglio dalla mezza sbornia, l’anziano si rende conto che la ragazza è andata via sottraendogli un preziosissimo orologio, dono dell’azienda per il suo pensionamento, promesso solennemente al suo nipotino. Inizia la ricerca della ragazza, restando coinvolto in una brutta storia in un ambiente mai frequentato: quello degli spacciatori e ricettatori di un noto quartiere della città.

Informazioni editoriali

Data di uscita
2016
Editore
Youcanprint
Pagine
212
ISBN
ISBN
9788892617759

Recensioni clienti

5 su 5 stelle sulla base di 3 Recensioni
Da Lucia Brunetti il 22 mar 2021
Ebook

Difficile classificare “Odore di camino spento” con un aggettivo o un sostantivo, perché di elementi su cui riflettere questo libro ne offre tanti e ogni lettore, a suo modo, è colpito istintivamente da un aspetto specifico e segue quindi quella chiave di lettura. Così come eccezionale è che l’input di un libro possa essere un senso: l’olfatto, che permette di poter godere tanto di buone fragranze “…. annusare il tiepido odore della sua pelle misto a quello fresco della termica di un mare piatto e azzurro..”(pag.10) quanto di quelle nauseanti, come “..l’adrenalinico sudore generato dall’ansia..”(pag.172) o “lo psicotico fetore di urina equina e ferodi bruciati..” (pag.10). E chi non è nuovo alla lettura dei romanzi di Enzo Pagano, sa già che l’autore è particolarmente sensibile agli odori, ai profumi che riescono a rievocare una situazione, un’atmosfera particolare. E in “Odore di camino spento” tutto parte, infatti, dalla condivisione molto intima, addirittura più di un atto sessuale, del pregiato whisky dell’Islay. A prima lettura il romanzo appare un “giallo” a tutti gli effetti, ma a ben riflettere, questo non è altro che un ordito su cui l’autore sviluppa le tematiche che gli stanno più a cuore. La senilità (che significa anche avere un corpo vergognosamente cascante di cui si ha ripugnanza), nelle sue diverse maniere di affrontarla e viverla: quella del protagonista e quella del “popolino”. Bellissime le descrizioni, come quadretti naif, del pescatore che passa il suo tempo a pescare, salvo poi ributtare in mare il suo pescato e dei quattro vecchietti, che giocano molto seriamente a tressette in un giardinetto di un quartiere popolare, buttando la carta “..come se ognuna di esse fosse la riprova di un’orgogliosa superiorità..” (pag.167), accontentandosi di mezzi di fortuna, quali casse di birra per sedersi. La percezione soggettiva del tempo. Alla domanda di lei: “Quanto tempo ci vuole per raggiungere la tua età?”, il protagonista risponde: “Ce ne vuole tanto, se ti annoi; poco, se hai qualcosa da fare.” (pag.8) L’intenso rapporto affettivo nonno/nipotino, che sembra voler riscattare quello contraddittorio e problematico padre/figlia. L’omosessualità. Molto bella la trovata di Pagano riguardo al bambino, Ludovico alias Ludwig, che distingue le due mamme, rivolgendosi ad esse con un diverso registro linguistico: “mamma” o “Mutti”. Il problema esistenziale: come si arriva sulla terra e come si va via? Da quale parte del corpo esce l’anima? Una certa sofferenza psicologica, che porta alla nevrosi e agli attacchi di panico. Il tutto si svolge in una Bari afosa e cocente, con la presenza importante del mare e in quartieri , e quindi anche ambienti, diversi: quello borghese e quello popolare della Madonnella, mai frequentato dal protagonista, in cui si aggirano spacciatori e ricettatori. Il linguaggio è ricco e minuzioso. Il romanzo, pur se così profondo ed intimista, prende il lettore e si legge tutto d’un fiato.

Da Teresa Orlando il 22 mar 2021
Ebook

L’inizio del romanzo è una lettera, che il padre scrive alla figlia. Dal contenuto si evince già il finale della storia e la lettera diventa il testamento spirituale del protagonista: è la dichiarazione di amore per il nipotino da parte di un nonno e la sua denuncia di privazioni d’affetto, di dialogo con la ex moglie e la figlia e del bisogno della luce di verità sulla vicenda, che ha sconvolto la sua vita. “La verità è l’unico modo per mettere ordine a passioni e sentimenti. Diversamente, sarebbe sentimentalismo”. Con pochi tratti essenziali si delinea la condizione esistenziale: l’orgogliosa solitudine punteggiata da amare considerazioni sulle conseguenze di una breve relazione extraconiugale, in passato intrapresa e vissuta con superficialità e leggerezza. E gli effetti furono e sono ancora devastanti: l’allontanamento della moglie, il risentimento della figlia, che si traduce nel centellinargli le frequentazioni del nipotino. La spiccata emotività e la sensibilità del protagonista, ormai settantenne, si coniugano con una sua particolare capacità di cogliere, sublimandoli, gli odori che gli fanno carpire l’anima, l’intima essenza delle cose e delle persone e lo guidano in un percorso di recupero memoriale. Episodi dell’infanzia che lo hanno precocemente messo di fronte al dilemma esistenziale, che prima o poi ogni essere umano si pone: come sono atterrato sulla faccia della terra, come ne partirò? Da dove, come esce l’anima dal corpo al momento della morte? E ogni significativa esperienza di vita si affaccia alla sua interpretazione attraverso sensazioni olfattive. È in una di queste situazioni di forte impatto sensoriale ed emotivo con il passato che si verifica l’incontro casuale, che tanto inciderà sul suo futuro. Una giovane tossicomane lo adesca alla fermata del bus. Due mondi distanti non solo per età si incontrano, si esplorano e si contemplano nelle loro problematicità: il settantenne che si sente vecchio e solo, la ragazza chiusa e sola nel labirinto della droga, che gli si offre per denaro. L’incontro è un’esperienza che prende l’anima del protagonista e il momento più significativo è quel sue prenderle la mano, con la sola intenzione di non perderla. Un palpito di tenerezza e un bisogno di afferrare la vita nell'illusorio tentativo di fermare il suo inesorabile fluire? L’atmosfera è suggestiva, fatta di odori che rimandano ad un camino spento con il suo odore di cenere. Sintesi ancora delle sue ultime vicende: fatti, situazioni e personaggi che mai avrebbe potuto immaginare che potessero far parte del suo vissuto: una giovanissima ladra tossicomane, una coppia (madre-figlia) di “consolatrici” a domicilio di anziani soli, un magnaccia alle costole offeso “nell'onore”, un ricettatore di oggetti rubati. Lui, alla ricerca disperata del suo prezioso orologio, un “generoso regalo” dell’azienda per il suo pensionamento, è angosciato dal solo pensiero di non poterlo più regalare a Giuliano, il suo nipotino. Unica nota positiva, la conoscenza di Federica e Christa, compagne di vita e madri del piccolo Ludovico. Con grande delicatezza, ma non senza una residua perplessità, il nostro protagonista affronta il tema del diverso orientamento sessuale con il suo carico di pregiudizi, maldicenza, che provocano spesso emarginazione, solitudine e disagio esistenziale. La narrazione della prima parte ha un ritmo lento, ma non noioso, caratterizzato da descrizioni di situazioni, ambienti, personaggi colti nelle loro peculiarità, rivisitate dalla acuta sensibilità del protagonista. Il ritmo si fa più sostenuto con la rottura dell’equilibrio iniziale, la scoperta del furto dell’orologio, in un crescendo di ansia nella ricerca di esso e nell'impatto con un ambiente malfamato di prostituzione, spaccio, ricettazione. Cosa resta al lettore? L’incontro con un personaggio vero nelle sue inquietudini di un uomo solo e amareggiato, che riesce a trasmettere sensazioni ed emozioni, che lasciano a lungo un’impronta nel profondo.

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