Mi chiamavo Susan Forbes

Feedback del romanzo: Mi chiamavo Susan Forbes. Susan Forbes, una ragazza di diciassette anni che ha avuto la sfortuna d’innamorarsi d’un uomo a cui è stato vietato l’amore solo per aver fatto una scelta. Una storia che ci porta nell’ottocento, in quei ambienti pieni di scrupoli, di vergogna, dove la gente dava più valore all’apparire che all’essere. Una storia che continua, se vogliamo, ancora ai nostri giorni, perché il matrimonio sacerdotale non è un dogma. Perché chi sceglie quella strada, fa voto di celibato, ma non di castità. Rosalba Vangelista, avrebbe potuto farne un grande romanzo e toccare un tasto che da anni se ne parla, invece ha scritto un racconto pieno di passione, di sofferenza, ma con un tocco poetico che lo rende piacevole ed a ricordarci che l’amore non ha; ne età, ne confini. Susan, è lei che si racconta, che ci parla da un mondo dove nessuno le vieta l’amore che i suoi genitori gli hanno negato, l’amore dell’uomo e del figlio che le hanno ucciso. Una violenza a cui solo i corvi hanno assistito, ed ora sono là, su quell’albero dove Susan ha esalato l’ultimo respiro. Una favola oppure una realtà, la storia del passato mi lascia credere, che questo sia realmente accaduto e che Rosalba abbia semplicemente voluto ricordarcelo. Ho riletto per ben due volte “Mi chiamavo Susan Forbes” e se il racconto mi ha coinvolto, quello che in realtà mi ha appassionato è lo stile con cui scrive Rosalba, un’artista che merita d’emergere. Consiglio a tutti di leggerlo almeno una volta.