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Il SOPRAVVISSUTO

Il SOPRAVVISSUTO

di Antonio Pettinato (Autore)

Il sopravvissuto di Antonio Pettinato pubblicato il 2015

Informazioni editoriali

Data di uscita
2015
Editore
Youcanprint
Pagine
202
ISBN
ISBN
9788893214797

Recensioni clienti

4 su 5 stelle sulla base di 18 Recensioni
Da Pietro Mirabella il 22 mar 2021
Pubblicazione cartacea

Se mi fosse chiesto di trovare un sotto-sottotitolo al sottotitolo di questo libro, opterei per “Appunti e sensazioni di un viaggio fino al limite dell’esistenza terrena”. Infatti l’Autore, dopo 25 anni, ripercorre con precisione cronachistica le fasi della malattia (un tumore al cervello) che lo ha portato a vedere la morte con gli occhi. Per fortuna sua e nostra, il suo era un biglietto di andata e ritorno. Diciamo che l’inaspettata guarigione è stata soltanto culo? Troppo superficiale, sbrigativo e pure un po’ volgare nonostante l’evoluzione (!) più recente del linguaggio in uso. Invece il Pettinato si domanda se essa sia stata frutto di un superiore disegno provvidenziale che arriva a contemplare l’assurdo ed ingiusto intervento di un miracolo ad personam, ovvero del cieco caso che pare dominare le vicende del nostro universo. Posta la questione, l’Autore argomenta sul Bene e sul Male, sui limiti della ragione umana, sulla funzione delle religioni, ma non osa dare, almeno in queste pagine, una risposta al dilemma centrale, anche se confessa di avere, nei momenti più critici, affidato a Santi e Madonne la speranza di poter continuare a vivere. Cose del genere sono umanamente comprensibili e non vanno nemmeno sfiorate da commenti di sorta. In ogni caso, in cotali materie, ogni dubbio è da considerare intellettualmente nobile. Ora Antonio Pettinato sente il bisogno di scrivere e raccontare - a differenza di altri che in situazioni analoghe preferiscono evitare l’argomento - la straordinaria esperienza vissuta. Perché? Forse per esorcizzarla con una sorta di scongiuro non superstizioso ma catartico; o anche per non lasciare nel dimenticatoio un’esperienza che lo ha segnato per il resto dei suoi giorni, e per ricercarne ancora un senso; o, pure, per la straordinarietà di un esito - la guarigione dal male - che tuttora stupisce lui stesso e chi ne ascolta il racconto. Proprio questo stupore, anzi, sembra il leitmotiv sottinteso a tutta la trama, persino più che la narrazione delle traversie e dei patimenti. Infatti in Tonino, come sembra evidenziare il titolo del suo libro, lo shock positivo della sopravvivenza sembra maggiore o almeno pari allo shock subito alla prima notizia dell’insorgenza del male e a quello delle conseguenti sofferenze. Del resto, purtroppo, ormai un tumore non fa più notizia, mentre la sua guarigione, nonostante i progressi della scienza medica, resta un fatto notevole. Sulla scorta delle perspicaci osservazioni di Daniela Grifeo e di Innocenza Cremona, che colgono la suggestione di uno “spirito di ribellione propria dell’eroe che si ribella al fato e cambia il suo destino” e “dell’uomo che esce vincitore dalla lotta impari”, si può pensare che la pubblicazione delle sue vicissitudini rappresenti per Tonino una concessione alla visione epica e protagonistica della sua esistenza - “bello di fama e di sventura…”, come canta il Poeta -, pur se egli stesso onestamente dichiara di non essere stato lui a sconfiggere il male bensì il male a ritrarsi come miracolosamente (?) da lui, e riconosce quel che si deve alla dedizione della moglie Rosetta e di chi in quei frangenti estremi gli è stato amorosamente, amichevolmente, professionalmente vicino, a sostenere la sua indomita voglia di vivere. Ed allora il Pettinato ritorna con puntualità quasi ossessiva su particolari anche minimi di quella sua storia. Ma il libro non è solo questo. Dalla narrazione degli avvenimenti emergono dei valori che danno spessore al lavoro: c’è l’amore, c’è la famiglia, c’è l’amicizia, c’è la generosità e l’umanità (a tratti anche la sua mancanza), c’è l’importanza della memoria, c’è la forza della speranza e c’è tanto altro. Non mancano degli spunti critici o polemici, dei toni volutamente (a volte forzatamente) ironici, dei passi dichiaratamente didascalici, e dei felici abbandoni poetici. La dettagliata e personalizzata sequela delle attestazioni di gratitudine in guisa di passerella finale, nonché le divagazioni in ricordi e riflessioni – talune vere e proprie digressioni, sorprendenti rispetto al contesto in cui vengono sviluppate in stile quasi saggistico – non favoriscono l’unitarietà e la linearità discorsiva del racconto. Vere e proprie perle di saggezza si trovano nelle citazioni riportate come incipit di ogni capitolo. Lo scritto induce a fare un po’ di conti con se stessi, considerando che Sorella Morte è come una risacca che continuamente ci lambisce e poi come pentita si ritira, ma ci avverte! Finché… Pensieri del genere non possono lasciare nessun lettore indifferente. Piero Mirabella

Da PIERO PETRISANO il 22 mar 2021
Pubblicazione cartacea

Ho divorato in due sere il libro “Il sopravvissuto” di Tonino Pettinato. “Il sopravvissuto” è un libro/romanzo che riporta crudamente l’esperienza di un uomo che, aggredito nel pieno dei suoi anni da un cancro al cervelletto considerato incurabile dalla scienza ufficiale, è dato per spacciato! Ma, inaspettatamente e senza una spiegazione scientifica, invece, egli “risorge” alla vita! La determinazione di Tonino, ma ancor di più l’aiuto e lo sprone continuo della moglie Rosetta, hanno compiuto il “MIRACOLO”. In tutto ciò vi è un chiaro messaggio di speranza, soprattutto per chi ha la sfortuna di imbattersi in patologie gravi; niente è perduto finché si è vivi! Tonino, come altri che hanno attraversato le “rapide della vita”, quelli che hanno visto il baratro ad occhi sbarrati e lo hanno schivato in extremis, afferma che questa esperienza lo ha trasformato, in positivo, a tal punto che è diventato un uomo “migliore” di prima. Ed il messaggio viene dato non in maniera asettica, fredda, impersonale, ma direttamente dal protagonista, che “rivive” la scena; perciò ha un forte impatto emozionale sul lettore. Pur essendo rimasto in coma vegetativo per diverse settimane, per quel che ricorda, la trama del “romanzo” è impressa nella testa di Tonino, come scolpita nella roccia, perciò il testo è scorrevole e coinvolgente. Tonino ha avuto il coraggio di raccontare la sua dolorosa esperienza, un vero “calvario”, senza infingimenti e senza mediazioni, parlando della sua vita in prima persona, con nomi e cognomi dei protagonisti. E parla di sè stesso senza veli, con schiettezza ma soprattutto con coraggio; il coraggio di chi ce l’ha fatta! L’effetto più forte è quello di aver dato al suo scritto una forza emotiva enorme ed una grande efficacia comunicativa. Tonino, contrariamente al suo passato, già dall’inizio del racconto, si veste di grande umiltà, pur non rinunciando a riflessioni profonde sulla vita e la morte, sulla religione e su tanti altri argomenti di grande valenza culturale e comportamentale che attengono alla nostra esistenza. Ne esce un libro fatto di cruda realtà, di vita vissuta a contatto diretto con sorella morte, scritto “con i piedi per terra”, prendendo “il toro per le corna”! Il libro, specie nella prima metà, è, secondo me, un vero capolavoro di narrativa. Con stile manzoniano, quando Tonino fa qualche passo indietro nella sua vita, e descrive la sua infanzia e i luoghi nei quali ha vissuto da piccolo, compaiono a tratti brani di pura, struggente, commozione. Quando parla di Scigliano, suo (e mio) paese natale, la sua prosa diventa intensa, emozionante. Basti ricordare l’episodio della sua infanzia in cui egli vede il mare per la prima volta; io conosco i luoghi che sono un vero spettacolo della natura e posso dire candidamente che, leggendo, mi sono emozionato! Tonino descrive i luoghi e le persone così vividamente, come il Manzoni ne “I Promessi Sposi”, che sembra quasi di vedere un film; dalle sue parole, davanti ai tuoi occhi, si materializza l’aspetto fisico e perfino e le espressioni del volto dei personaggi . Se devo trovare qualcosa da migliorare, noto che, da calabrese “fuggito via”, Tonino sente il peso dell’aver “tradito” la sua terra, e nel corso del romanzo riporta la sua posizione sulla questione meridionale, quasi a trovare giustificazioni (e questa parte, forse, è quella meno coinvolgente). A tratti, specie nella seconda parte, si lascia andare a considerazioni dotte un po’ fuori contesto, ma nel complesso il libro “Il sopravvissuto” è certamente un libro che lascia il segno. Per restare nel gergo scolastico, merita un 9 pieno! Assolutamente da leggere: Buona lettura. Piero Petrisano Frascineto, 26 Dicembre 2015

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