Il regime degli immobili sottoposti a sanatoria edilizia tra riparto legislativo delle competenze e problematiche procedimentali

Il fenomeno dell’abusivismo edilizio è di scottante attualità. L’argomento in esame, infatti, negli ultimi anni è diventato il fulcro preponderante del dibattito socio-politico del paese. Anche con l’ultima proposta di condono edilizio1, la politica italiana si è scontrata, ma alla fine il condono si è sempre fatto o si farà. Un’ennesima occasione insita di tutela del territorio, è diventata però una macchina per fare cassa, uno strumento per legittimare in maniera postuma una situazione di illegalità diffusa come il mattone abusivo, carpendo il consenso e non dando alcuna rilevanza ai vincoli paesaggistici preesistenti, né a quelli sorti in conseguenza delle mutate esigenze territoriali e che quindi necessitavano di una nuova tutela legislativa. Ponendo in essere una sanatoria indiscriminata degli immobili abusivi e facendo si che l’ambiente, il territorio e i suoi interessi fossero ancora una volta pregiudicati nel loro essere, nel loro sviluppo, nella loro tutela. I condoni, quello del 1985, quello del 1994 e del 2003,
rappresentano e si sono concretizzati in una manovra edilizia, che ha agevolato le speculazioni, l’illegalità e il suo proliferare e che ha frustrato e mortificato l’ambiente come risorsa. Senza ammettere in Italia, il rischio ed il dissesto idrogeologico ci sono, si vedono, si toccano e rintracciano nel mattone abusivo una delle principali concause.