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Il mistero riflesso. Due donne tra passato e presente

Il mistero riflesso. Due donne tra passato e presente

di Marina Maimone (Autore)

Un’antica petineuse, un’immagine misteriosa allo specchio, una ragazza: questi gli elementi principali attorno ai quali si dipana l’incredibile storia, dagli episodi mai risolti fino in fondo.
Le vicende di una donna del passato e di una del presente si intrecciano, nella ricerca di una spiegazione razionale degli eventi; non tutto, però, appare come sembra e i “riflessi” di un tempo trascorso tornano a manifestarsi, ora in modo deciso, ora più lievemente.
Fa da sfondo la città di Torino nei due secoli che ci hanno preceduto, i cui avvenimenti storici, a volte, sembrano solo sfiorare i personaggi, spesso alle prese con dubbi, timori e inquietudini personali.
Il lettore si troverà di fronte a episodi descritti con vena umoristica, ma anche a temi importanti, come l’emancipazione femminile e il senso di appartenenza ad una famiglia, ritrovando valori antichi da riscoprire continuamente.

Informazioni editoriali

Data di uscita
2020
Editore
Edizioni Tripla E
Pagine
176
ISBN
ISBN
9788855390873

Recensioni clienti

3 su 5 stelle sulla base di 2 Recensioni
Da prof. Rinaldo Rinaldi il 22 mar 2021
Pubblicazione cartacea

“In un’altra stanza, accanto a uno dei due letti, i suoi occhi si posarono su un antico mobile da toilette con uno specchio rettangolare e un ripiano in marmo bianco sagomato. Sotto questo, da una parte – con una mezza rotazione – si poteva estrarre un piccolo catino e dall’altra trovava posto un cassettino di legno intarsiato. Il tutto era sostenuto da una struttura in ferro di colore rosa pallido.” Frequente in letteratura è la descrizione di un tavolo da lavoro o di una scrivania (da Kipling a Perec), ma non usuale è certamente l’immagine dettagliata di quella che gli inglesi chiamano vanity table ovvero tavola da trucco o specchiera da toilette. Questo oggetto, squisitamente e tradizionalmente femminile, campeggia anche sulla copertina del romanzo di Marina Maimone che racconta la vita di due donne, intrecciandole e alternandole in un labirintico gioco di riflessi, appunto. È lo specchio il vero narratore di queste vicende, anche quando non compare, poiché la storia di Lucia, “una bella ragazza, magrissima, con una massa di capelli ondulati e neri che non stavano mai al loro posto”, si proietta ad ogni istante su quella della zia Maria Jolanda, “una donna sui trent’anni, con i capelli neri raccolti in uno chignon, qualche ciocca lasciata cadere sulle spalle nude”. Due generazioni le separano ed è proprio il passato a insinuarsi nel presente ad ogni svolta della vita di Lucia: fatti volutamente banali di un’esistenza, sul filo dell’amore offerto e non realizzato, dell’illusione e del rimpianto, nel cerchio della famiglia, degli studi e del lavoro, sullo sfondo di una Torino autunnale e primaverile insieme. Più marcata nei toni e segnata dal melodramma (con la scelta calcolata di sottolineare il contrasto fra le due esistenze) era stata invece la vita di Maria Jolanda: i poveri inizi, la delusione d’amore, un figlio perduto alla nascita, la degradazione come prostituta, la rinascita con un matrimonio e un lavoro, la morte del marito. E come all’inizio il ritrovamento della vanity table evoca per Lucia l’antico fantasma dell’altra donna, così alla fine per la zia l’inesorabile fluire del tempo si cristallizza in un’immagine, la propria immagine riflessa: “Un mattino Maria stava osservando la sua immagine riflessa nell’antica specchiera mentre Rosetta era intenta a pettinarle i capelli – continuava a portarli lunghi come da giovane, ma raccolti in uno chignon – quando la donna disse: ‘Sai Rosetta, sono molti anni che mi siedo qui e assaporo questo rito. Sempre mi tornano alla mente tanti ricordi; questo specchio ha praticamente riflesso tutta la mia vita, da quand’ero ragazza a ora’.” Ricostruire le esistenze, con il loro intreccio di gioia e dolore, è il compito per eccellenza del melodramma, un genere strettamente legato (nei libri e nei film) alla dimensione temporale, alle continue interferenze fra presente, passato e futuro con i loro cambi di registro, con i loro linguaggi mescolati o contrapposti. Il romanzo di Marina Maimone entra a buon diritto in questa famiglia e possiamo allora evocare un maestro del melodramma al cinema, per tornare alla copertina di questo libro: come dimostra con suprema eleganza un recente documentario di Mark Rappaport sulle vanity tables nel cinema di Douglas Sirk, è precisamente la figura della donna allo specchio a far scattare la macchina dei ricordi, il giudizio sulla vita propria e sulla vita degli altri, in un puzzle inestricabile ed affascinante.

Da No-name il 22 mar 2021
Pubblicazione cartacea

Al suo primo romanzo, dal titolo “Il mistero riflesso” (Ed. Tripla E), Marina Maimone ci fornisce una prova di grande abilità narrativa, tracciando la trama di una vicenda complessa, solo apparentemente “ingarbugliata” ma, proprio per questo, intrigante ed avvincente. Il lettore è invogliato, capitolo dopo capitolo, ad arrivare alla risoluzione dell’enigma che lega due donne vissute in epoche diverse, ma dotate della medesima forza e sensibilità; personaggi femminili che un giorno s’incontreranno, in modo singolare, al di là del tempo e dello spazio, nel riflesso di un’antica specchiera. L’Autrice utilizza sapientemente la tecnica del “flash back”, in un alternarsi di presente e passato, imprimendo al testo un ritmo quasi cinematografico, ricco di suspence. Il romanzo affronta tematiche importanti, quali il senso della famiglia, l’emancipazione femminile, l’amore e l’amicizia, secondo un stile scorrevole, moderno ed asciutto, che non concede nulla alla retorica. Romanzo da leggere tutto d’un fiato, per arrivare ad un finale sorprendente, che resta però volutamente “aperto”.

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