CARRELLO
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di Nazzareno Luigi Todarello (Autore)
Abbiamo studiato, studiamo, la Divina Commedia a scuola. E questo è giusto. Ma è anche causa di cattivi rapporti con la poesia. La Divina Commedia è difficile, maledettamente difficile. Si dice: per possederla in profondità occorre studio, per apprezzarla in tutta la sua grandezza bisogna averla nella mente in tutta la sua estensione. Vero, ma quanti possono farlo? Allora, in tempi frettolosi come i nostri, dobbiamo rinunciare? No, non credo, anzi sono sicuro che non è così. Ero e sono convinto che la Commedia possa parlare a tutti. Allora niente paroloni e niente citazioni, ma racconto. Il divino tremore deve arrivare dopo. Voglio che si senta la vicinanza, la tenerezza, l'umanità di Dante per la vita. Le sue paure, le sue nostalgie, le tristezze, le notti e le stelle, le luci dell'alba, i fiori, il sangue, il sesso, il diavolo dentro, il freddo, la luce e la musica... Racconto e controllo dell'emozione. Perché anche comunicare la passione ha le sue retoriche, senza le quali si disperde inutilmente o si rapprende invece di attrarre. Partire dal personaggio, partire dall'episodio. Raccontare il primo canto usando parole come: depressione, rifiuto, esclusione, paura, perdere la bussola della vita.
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