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Gli occhi appiccicati alla finestra

Gli occhi appiccicati alla finestra

di Francesca Stassi (Autore)

Il libro si struttura in 5 parti ben distinte: "ritratti", "natura", "mondo interiore", "amore" e "intorno a noi".
Questa nuova raccolta è la terza silloge, in uno stile che si affina, che non nasce da una specifica formazione culturale ma che, da autodidatta si fa sempre più capace di indagare i sentimenti e di sollecitare chi legge ad una lettura a mani nude, a mente sgombra, a cuore aperto.

Informazioni editoriali

Data di uscita
2020
Editore
Youcanprint
Pagine
128
ISBN
ISBN
9788895251509

Recensioni clienti

5 su 5 stelle sulla base di 1 Recensioni
Da Francesca Stassi il 22 mar 2021
Ebook

FRANCESCA STASSI Francesca Stassi, catanese, ha pubblicato tre libri di versi. L'ultimo, Gli occhi appiccicati alla finestra, raccoglie un centinaio di poesie scandite in cinque sezioni: Ritratti, Natura, Mondo interiore, Amore, Intorno a noi. Già da questi titoli si intuisce quali siano gli argomenti a cui la poetessa riserva più empatico interesse: il rapporto con la propria interiorità, intessuta di memorie e affetti, riflessa in ciò che la circonda, sia nell'habitat naturale che l'accoglie, sia nella realtà delle relazioni umane intrecciate con l'esterno. "Gli occhi" del titolo sono, non a caso, rivolti a un fuori incatenante, assorbente, mai considerato come limitazione. Giustamente il prefatore Tino Bino così scrive nell'introduzione al volume: "La poesia di Francesca Stassi è semplicemente un linguaggio diverso da quello che usiamo nella nostra quotidianità: più ricco, più completo, più carico di umanità. Un linguaggio al tempo stesso accuratamente meditato e profondamente involontario. Che per questo è capace, per noi lettori, di mettere in contatto le cose che sì vedono con quelle che non si vedono, ciò che sappiamo con ciò che non sappiamo". Il linguaggio "involontario" di cui parla Bino è da intendersi come non mediato da una ricerca intellettuale, o da qualsivoglia sperimentazione linguistica, bensì scaturito spontaneamente da una sensibilità che avverte come poetici oggetti, presenze fisiche, sentimenti ritenuti essenziali alla sopravvivenza dello spirito. Il ritratto dei padre diventa nel ricordo pura e commossa tenerezza, quando fa riecheggiare la clausola finale di ogni suo discorso ("Comu voli Diu"). Così le presenze di amiche, parenti, bambini. personaggi caratteristici del paese alle pendici dell'Etna in cui l'autrice vive, ritrovano nelle parole - soprattutto quando espresse in dialetto siciliano -, una loro vivida freschezza. Verso tutto il vissuto, Francesca Stassi confessa una trepida riconoscenza ("C'è ancora tempo / per dire grazie alle persone scomparse dalla mia presenza", "Mi sono fermata a ripassare gli attimi più belli / e non so spiegarmi, come possano perdere lo smalto", "Non mi meraviglio della meraviglia, gioisco pienamente, / assorbo la bellezza, come pane / passa per la mia bocca e mi entra dentro"). Ma è soprattutto nei riguardi dell'amore e della figura dell'amato, che la poetessa esprime un traboccante sentimento di gratitudine, un bisogno mai velato di rispecchiamento, la volontà dì un coinvolgimento fisico ed emotivo totalizzante: "Perché ogni abbraccio / ha la disperazione del distacco / e nel dire: a domani amore / tutta la paura della fine", "Saranno calde prigioni le nostre mani, / terre promesse i desideri, fiumi senza argini le carezze", "Tu sei / il mio stupore quotidiano atteso e mai tradito, / l'olio purissimo / messo nel pane, / il filo giusto giusto / per condire le giornate", "Da dove parti / per venirmi incontro; / lasciami un filo, un lampo, / un fiore di campo, lasciami la tenerezza del risveglio / senza svegliarmi mai da questo sogno", "Resta / a fare della mia solitudine un canto". Nello sguardo innamorato di lui, nelle sue braccia che proteggono e confortano, nell'unica voce che sa consolare, Francesca può ritrovarsi come persona che non sempre gli altri riescono a comprendere: "Giuro, io non volevo dare al mondo il mio mondo / ma come si fa a rimanere se stessi senza perdere qualcosa ogni giorno, / senza aggiungere qualcos'altro e alla fine non mi riconosco più / costretta ad indossare quel che ero / affinché mi riconoscano gli altri". Quindi, è soltanto nell'apertura al fuori di sé, soltanto nel guardare oltre la finestra citata nel titolo del libro, che la poesia può sperare in un'eco amicale, in una rispondenza di benevola e premurosa attenzione. Alida Airaghi

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