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Fiore di piantaggine

Fiore di piantaggine

di Chiara Saccavini (Autore)

Una donna senza nome, un bosco oscuro abitato da spiriti saggi, un prato smeraldino ricco di vita e colori, sono i protagonisti di questo breve racconto iniziatico. E i libri, naturalmente, che hanno fatto conoscere alla protagonista alcune anime che, in quel preciso momento oscuro, le si mostrano amiche, maestre e grandi consigliere. Saranno le loro parole ed il potere della bellezza della Natura a schiudere il suo cuore, a rimuovere passo dopo passo, il velo che nasconde la Vita ai suoi occhi, permettendole di accedere nuovamente alla perfetta bellezza del Creato.

Informazioni editoriali

Data di uscita
2018
Editore
Youcanprint
Pagine
100
ISBN
ISBN
9788827816271

Recensioni clienti

5 su 5 stelle sulla base di 5 Recensioni
Da Barbara Candusso il 22 mar 2021
Pubblicazione cartacea

Letto tutto d’un fiato, trascinata dalle emozioni e dalle sensazioni della protagonista, segno di una grande maestria dell’autrice prima nel guardarsi dentro, poi nel trasformare ogni scoperta in parole....parole che sono emozioni, che sgorgano spontanee ma che, allo stesso tempo, risultano ben soppesate... E’ difficile leggere questo libro e non ritrovarsi in qualche passaggio, in un pensiero, in una sensazione...pur nella propria e personale unicità, è difficile non condividere, anche solo per un attimo, ciò che la “donna senza nome” vive e sente... È difficile, infine, non “rubare” a questo libro qualche parola o qualche emozione... Io mi “porto via” questo pensiero: “Forse è la possibilità di realizzare i sogni a rendere la vita interessante da vivere. Vivere senza aver più paura che essi non si realizzino o, peggio, che non siamo degni che ciò accada proprio a noi”. Grazie “donna senza nome” ...o dai tanti nomi!

Da CLARA BARTOLETTI il 22 mar 2021
Pubblicazione cartacea

Chiara Saccavini, botanica e ricercatrice, esce dai “binari” del suo stile formale e didattico per immergere la sua protagonista in una natura primitiva e selvaggia che non conosceva. Il personaggio della storia, infatti, è una donna “calpestata” dal grigiore di una vita dedicata alla stesura di noiosi manuali d’uso di elettrodomestici e apparecchiature che rendono tutto molto comodo, e che sente che è arrivato il momento di cambiare, di vivere. Di imparare a vivere senza chiedersi perché, dice. Una vera iniziazione la aspetta: vedere il tramonto, respirare a pieni polmoni l’aria salutare della foresta, danzare come un derviscio nella natura lussureggiante, percepire il verde in ogni sua sfumatura. Sono prove che riesce a superare brillantemente, non solo perché si scopre innamorata di ciò che sta facendo, ma anche perché è guidata da maestri che le indicano il valore e l’importanza della Natura, a riconoscere le parole che aveva letto in passato che solo adesso acquistano peso e rilievo. È’ come un’illuminazione, anzi… è proprio la Luce che emerge dal racconto intimistico di Chiara che invade gli spazi della pagina e dell’immaginario del lettore. Si comprende il simbolico passaggio della vita passata (che va dimenticata, che a volte provoca vergogna) a quella nuova che è frutto di una ricerca dentro di sé, verso una presa di coscienza che tardava ad arrivare. È quasi una svolta adolescenziale, come se la protagonista fosse rimasta una brava ragazza da sempre, e non avesse mai provato i tumulti dell’età giovanile. Come se da bambina modello, fosse diventata un’adulta imbalsamata nel senso del dovere, circoscritta dentro giardini metallici di grattacieli e di fontane artificiali. La donna si svincola con gioia da ciò che la teneva imprigionata e calpestata, e sceglie come metafora la piantaggine, umile piantina spontanea, che è continuamente schiacciata dai piedi dai passeggiatori di campi, ignari che la piantaggine si risolleva sempre dalle avversità, dotata di una resilienza che la distingue e la rende indomabile. E’, per la donna senza nome e senza volto, un atto di coraggio e di rinascita, di rivincita e di amore. È la storia che ogni donna vorrebbe capitasse nella sua vita: l’urlo del coniglio (o della piantaggine in questo caso) che finalmente diventa consapevole della sua autostima.Un percorso anche per la scrittrice di svincolamento dal passato, è quasi un chiedere scusa alle sue amate piante di averle descritte in modo diverso, è anche un dire alla scrittura “è il momento di fare il grande passo”, di buttarsi a capofitto nel romanzo. Fiore di piantaggine diventa così un ponte di liane sulla giungla, da ciò che uno è stato da ciò che uno sarà.

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