Alessandro Pedretti

Primo nipote maschio in una famiglia coi nonni ch'erano stati contadini e avevano o avevano avuto diciannove fratelli se messi insieme, fui amato e crebbi libero di fantasticare a piacimento. Figlio unico fino ai tredici anni, ho imparato a giocare solo e l'ho amato. Non sognavo di scrivere, volevo fare il cuoco pasticcere. Non so cucinare dolci e scrivere è stato un bisogno, una necessità dai sedici anni, quando la tenace timidezza che si è presa la mia adolescenza e oltre doveva trovare una valvola di sfogo o trasformarsi in pazzia. Adesso sì, voglio fare lo scrittore, perché...perché è il mestiere più bello del mondo; perché quando mi immergo come un sommozzatore in un nuova storia che prende forma quasi senza ch'io ne abbia il controllo, è per me un viaggio fantastico. Sono nato nel settantasette, mi piace l'idea di avere assorbito un po' di quegli anni, con due genitori ragazzini che sognavano e lottavano per un mondo migliore. Appena avrò vissuto un altro po’…